Associazione PRO LOCO Verolavecchia

 

 

 

Verolavecchia (BRESCIA) ITALIA

 
 

 

COME ERAVAMO

 

Sezione dedicata alle Immagini, Curiositą, Tradizioni, Proverbi, Usi e Costumi

da conservare, riscoprire e valorizzare.

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Albino Belloni

COSA RIMANE DELLE TRADIZIONI POPOLARI DEL TEMPO PASQUALE

Una testimonianza vissuta in prima persona.

L'immagine culturale di un paese č sostenuta dalla continua proiezione nel futuro dei valori del passato, attraverso una loro sapiente riscoperta nel presente. Occorre che la cultura popolare e le tradizioni entrino con maggior significato nella vita, specialmente della famiglia e della scuola.

LE CADÉNE DČL FÖCH


Risento il sibilo e Io sferragliare del metallo che, come un serpente, assicurato al retro dei pantaloni corti con una corda da sacco, strisciava tra la sabbia e rimbalzava alla cadenza regolare della corsa, cosģ che il cigolio si alternava ritmicamente al tonfo dei piedi nudi sulla sabbia della stradina di campagna.
E alla campagna, allegramente e in gruppo sparso e chiassoso, andavamo incontro senza altro pensiero: al ritorno avremmo riconsegnato con orgoglio la catena lucida al proprietario (avevamo una «posta» fissa da rispettare ogni anno) ricevendone parole di elogio e l'immancabile paghetta. Guadagno «autonomo» e come tale subito gestito: acquisto di un limone e di una stecca di liquirizia (cančlä dč šüch) con cui bucarlo. La specialitą era poi consumata, in riva ad un fosso dall'acqua pulita, mentre il respiro tornava regolare, nel silenzio della campagna non disturbata che dalle allodole e dal frusciare dei primi rettili tra i rovi.
La «nostra» campagna si apriva verso Scorsarolo: partenza alla torre del Castello. sfilata attraverso «il campo» (ora delle scuole), imbocco del sentiero che portava allo stradone («one» per noi bambini). Superato il ponte dello Strone si partiva in formazione sparsa, su diritti, verso «le trč oltąde» per poi piegare a destra verso la chiesetta di S. Pietro che riposava all'ombra di alcuni grossi pini... Giusto il tempo per il controllo dei «pneumatici umani» pieni di polvere e di scalfitture da ghiaia, e del punto di lucidatura della catena.
Poi si ripartiva: lo sguardo era diviso fra la strada che passava sotto veloce, le rive dei fossi, il cielo terso. Si fissava finalmente, dopo l'ultima curva, a metą del lunghissimo viale, sulla piccola chiesa della Madonna della Cava.
Una breve sosta sotto il fresco porticato ed una veloce occhiata al paese lontano ed azzurro oltre gli arbusti in primo piano ed il verde gią energico dei campi ormai in piena attivitą naturale. «Tutti nel fosso!» A sgürą: era la rifinitura. Le catene, gią lavorate lungo tre o quattro chilometri di polvere e ghiaia, erano ora bagnate nell'acqua quasi sotto il ponte su cui sorge la chiesetta, lavate e scrupolosamente esaminate. Quindi, accuratamente sfregate con sabbia bagnata, rilavate e lasciate al sole, attendevano noi, col pensiero gią assorbito dalla ricompensa ... A catene asciutte, per tragitto inverso, si ritornava a Scorsarolo dopo la seconda parte del viale e lungo l'unica stradina ... Alla torre prendevamo le catene in mano: lucide, scintillanti, tornavano alla «posta».
I contadini avevano gią messo in cima ai silos le «radióle» con musica sinfonica che ricordo intatta, L’indomani, la folla di gente allora pił serena, a piedi, con qualche «scartņss de saląm e öf», avrebbe invaso la campagna. Vi si sarebbe immersa con gioia e tutti, grandi e piccoli, sarebbero stati egualmente bambini felici intorno ad una chiesetta che, per l'occasione, accettava la corona delle bancarelle: zucchero filato, palloncini, buon vino, ma soprattutto tanta amicizia.
Cosa rimane... Per me qualcosa ancora rimane, ma nascosto come la brace conservata nei vecchi focolari sotto la cenere: la riservavano per il letto caldo o per mantenere tiepida la cena di quelli che, per ultimi, appendevano la giacca al chiodo dopo un giorno di fatica. Se tutti insieme soffiassimo su questa cenere di oggi, ci troveremmo a riscoprire negli altri persone nuove e pił amiche, in modo da accendere con loro un nuovo, grande, falņ!
 
Riduzione ed adattamento da:
Albino Belloni - A proposito .. de_le cadéne dči föch
COMUNITĄ', periodico parrocchiale - Pasqua 1985, pp. l3 -15.

 

 

 

 

 

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a cura di Armando Barbieri

Ultimo aggiornamento: 29/03/2009