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INTRODUZIONE AL CANTO GREGORIANO

Un incontro con il Prof. Giacomo Baroffio

Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia

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Verolanuova BS - Chiesa della Disciplina di S. Croce

Lunedì 15 giugno 2009 - ore 21:00

 


 

La musica in una partitura è accessibile soltanto a chi ha la musica nel cuore.

Non basta suonare le note: uno deve essere ciò che suona.

Abraham Joshua Heschel

 


 

Alcuni momenti dell'incontro:

 

 

 

Testi di preparazione al convegno di Verolanuova:

 

Giacomo Baroffio

Ci sono motivi che giustificano un interesse per il canto gregoriano nel 2009 ?

C’è prima di tutto un motivo spirituale.

Chi vive la fede cristiana, s’accorge come la Parola di D-i-o necessiti di una mediazione che vada al di là della spiegazione filologica e dell’applicazione moraleggiante. Percepire la voce di D-i-o nella sua Parola è un’azione del cuore in ascolto di quanto le parole della Bibbia non riescono a esprimere. La musica è il linguaggio privilegiato del cuore: di D-i-o e dell’uomo. Il canto gregoriano ha la forza di in-cantare, distoglie il cuore dalle pre-occupazioni perché si dilati e si orienti a D-i-o nell’adorazione e nel silenzio attonito.

Ci può essere un motivo culturale.

Chi è attento alle opere dello spirito umano, avverte la grandezza dell’arte poetica, la capacità di comunicare a livello profondo emozioni con linguaggi che spesso non sono ordinari. Il canto gregoriano è un itinerario di bellezza e d’armonia. Esso riassume l’esperienza poietica di molte generazioni dall’antico Israel fino alle tante e diverse culture dove il cristianesimo ha portato il Vangelo, ricevendo in cambio nuove possibilità di comunicazione musicale.

Potrebbe esserci anche un motivo antropologico.

Molti brani del repertorio gregoriano sono costruiti secondo particolari tecniche musicali sperimentate in ambito semitico (maqam) e indiano (raga).

La melodia si muove su particolari circuiti mentali che obbligano a percorrere determinati itinerari legati alla memoria e alle sue variazioni. Il tutto è segnato da una continua alternanza di conosciuto ed ignoto, programmato e imprevedibile, presente e rimosso. Sotto quest’aspetto, il cantare e anche il solo ascoltare le melodie gregoriane possono costituire un momento forte di terapia: il filo d’Arianna che aiuta a districarsi nel labirinto interiore e che permette a mente e cuore di indagare, scoprire e ricuperare la verità di se stessi.

 

 

Giacomo Baroffio

Il canto gregoriano

 Il canto gregoriano, lo dice il nome stesso, è un linguaggio musicale che si è affermato nella liturgia romana dopo un lungo processo di formazione. Non si sa nulla di preciso sulle sue origini, sul quando e sul dove: la sua gestazione è stata sofferta e la sua nascita è avvolta ancora da ombre di varia natura. La questione storica, tuttavia, potrà essere affrontata con serenità soltanto dopo aver precisato i termini in gioco. Perché, quello che si chiama “canto gregoriano”, pur avendo una forte componente musicale, a rigore non è affatto musica. La sua essenza, il suo nucleo centrale più profondo e intimo appartiene all’universo della preghiera. Preghiera che è nata e si è sviluppata da un atteggiamento sbigottito d’adorazione di fronte alla Parola di Dio.

Accolta dal mondo ebraico la Parola, alcune categorie liturgiche (tra cui il memoriale e la benedizione) e alcune modalità rituali, la primitiva comunità cristiana si è messa in ascolto e riascolto della Parola del Maestro, ruminandola secondo le familiari cadenze della cantillazione biblica. Portata dal canto semplice ed essenziale del tonus di lettura, la Parola prima di tutto si libera dal condizionamento di chi, proclamandola con il solo parlato, le imprime delle sottolineature soggettive che ne possono compromettere l’intelligenza. Nel pronunciare un discorso o nel leggere un racconto, la flessione della voce e le variazioni pur minime del timbro diventano la più convincente esegesi del testo, senza che di questo fatto abbiano sempre coscienza l’uditore e lo stesso lettore.

L’universo giudaico medio-orientale e quello della diaspora romana, la cultura ellenistica e la vita sociale dell’Urbe, le suggestioni della Chiesa africana e dei centri isolani e continentali europei plasmano la lingua della liturgia romana. Al di là del latino, rivisitato e arricchito dagli scrittori ecclesiastici, emerge il linguaggio del canto liturgico. L’esperienza fondante della fede riesce ad amalgamare i dialetti delle diverse e lontane etnie sino a trovare le modalità espressive più adeguate a cantare il mistero di Cristo.

Sul piano delle categorie artistiche prende vita un massiccio fenomeno di metamorfosi per contatto. Non si fa a gara per prevalere gli uni sugli altri. Tutti sono tesi a dare voce, nel miglior modo possibile, alle proprie esperienze interiori. La forza della sobria ebbrezza dello Spirito travolge le inevitabili resistenze, incoraggia i titubanti. La Chiesa raggiunge una nuova tappa del cammino glorioso della Parola e trova un nuovo linguaggio, il più adeguato a cantare, appunto, la Parola. Una Parola che è di tutti e nel cui canto tutti si riconoscono, in un’unica fede policroma e polifonica. In uno spessore timbrico sottolineato dall’esecuzione che non è riservata ad un’unica linea melodica, ma dal convergere insieme di almeno due voci eseguite da due categorie di cantori.

Le caratteristiche peculiari del canto gregoriano si possono individuare con maggior facilità nel momento in cui questo linguaggio è messo a confronto con altri repertori più antichi o paralleli. Ciò che sorprende, in primo luogo, è l’adeguarsi costante della linea musicale all’azione rituale. In ogni azione (ad esempio, la Messa), ogni singolo momento si rispecchia in un canto che ha precise e inconfondibili caratteristiche.

Pregando con il canto nella liturgia, si percepisce ciò che il canto gregoriano è nelle sue radici: parola di D-i-o e preghiera dell’uomo, in un fluire gratuito di suoni, nell’abbandono senza resistenze alla Parola che risuona nel cuore, fa aumentare le pulsazioni, rimbomba per fare spazio al silenzio.

 

 

Altri momenti dell'incontro:

 

 

 


 

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a cura di Armando Barbieri

Ultimo aggiornamento: 16/06/20094